Il PD dello Stretto e il suo futuro

Emilio Fragale
Emilio Fragale

“Non quale PD per Messina, ma quale Messina per il PD”. Inizia così una lunga riflessione sul Partito Democratico e il suo futuro di Emilio Fragale.

Che aggiunge: “Il titolo e il sottotitolo sono sufficienti per i cultori dei 140 caratteri, del fast-sillabante cinguettio, del pollice di gradimento, del mi piace, della faccetta di plastica supplenza alla parola.

Forse il titolo poteva ridursi al solo unità, se non altro perché impiegato in un recente editoriale de “ La Scintilla”. Chi non si è già stancato può proseguire nella declinazione del pensiero.

Cronisti e commentatori si stanno interrogando sul futuro del PD in città e provincia. Il punto di domanda consente di affermare che un futuro è certo.

Incerto è che tipo di futuro. Il nodo si scioglie solo se l'inchiesta è capovolta. Non si tratta, infatti, di rispondere a “quale PD per Messina” ma a “quale Messina per il PD”.

Coloro che desiderano misurarsi sul primo tema continueranno a parlare (farneticando) di organismi dirigenti, di percentuali, di azzeramento del tesseramento, di riequilibrio, di commissariamento e altro. La competizione su questo punto consegnerà alla città un PD ridotto al lumicino.

Solo se il Partito Democratico di Messina, il partito che esprime l'attuale Presidente del Consiglio, che piaccia o non piaccia incarna la speranza (forse l'ultima speranza) di un Paese che vuole rinascere  (per cui non si può non tifare per Renzi anche se ampie sono le riserve), il partito che sostanzialmente esprime anche l'attuale presidente, che piaccia o non piaccia incarna la speranza (forse l'ultima speranza) di una Sicilia che vuole rinascere  (per cui non si può non tifare per Crocetta anche se ampie sono le riserve) … dicevo solo se il Partito Democratico offre una idea consapevole, matura, responsabile, sostenibile, concreta  di Messina (e offre un deciso contributo di valore, sapienza, progetto in seno alle Istituzioni) potrà recitare un ruolo da protagonista.

Più e più volte ho sostenuto che una logica intimamente muscolare e dirigistica era fallace. Più e più volte ho lamentato che una logica intrinsecamente rimessa agli eletti era angusta. Più e più volte ho denunziato che una logica pesantemente condizionata dal caporalato elettorale era miserrima. Più e più volte ho evidenziato che una logica decisamente appiattita sulla deputazione nazionale e regionale era deprimente. Più e più volte ho affermato che una logica di rinnovamento esclusivamente connessa a una ventata giovanilistica e rottamante era avventata e avvelenata da eccesso di chimica ormonale.

Non bisogna ripartire da zero. Bisogna recuperare, inclusivamente, tutti i contenuti valoriali di istanze riformiste (cristiano-sociali, liberali, socialiste) e i contenuti progettuali e propositivi scherniti da tutti coloro che hanno ostentato sterili numeri (voti senza senso e consenso). Un PD giovane e di giovani deve testimoniare il perseguimento del bene comune a partire  dagli ultimi con spirito di servizio, di generosità sociale, di competenza, di genuinità.

La logica di cui sopra, deviata e deviante, ha di fatto corroso un partito che più che altrove ha accusato il deficit genetico della cosiddetta fusione a freddo. Eppure, molti siamo partiti democratici convinti di una positiva contaminazione reciproca e di una feconda proposta del NOI veltroniano.

Al netto di ogni considerazione sulla vicenda che ha travolto il mio amico Francantonio Genovese, che riceverà luce nel competenti sedi giudiziarie, nel PD di Messina sbaglia di grosso chi ritiene di poter innescare un processo virtuoso di ripartenza, ripresa e del PD procedendo da capi di imputazione. Sbaglia di grosso chi ritiene di riconsegnarsi ad una verginità soffiando o cavalcando sull'onda del tsunami. Sbaglia di grosso chi ritiene che vi è una eredità da trasmettere,  frazionare e parcellizzare. Sbagli di grosso chi ritiene di affidarsi a organismi pletorici o a commissariamenti burocratici.

La vera questione passa dalla affermazione di una vera classe dirigente, vero vulnus del PD messinese da condannare. Auspico e voglio un PD unito nella direzione di affermarsi come il primo partito in città e provincia. Non serve l'assemblea del 31 marzo prossimo come incubatore di scorie e tossine.

Occorre fare appello a tutte le esperienze, a tutte le sensibilità, a tutte le professionalità, a tutte le intelligenze a cui sinora è stata negata l'opportunità del dialogo, del confronto, della discussione, della elaborazione, della riflessione  della azione di insieme.

Ci sarà il momento della competizione, ma ora è il momento della collaborazione. Rivendico con fiducia uno spazio per offrire il mio contributo unitamemente a tutte le compagne e amiche, a tutti gli amici e compagni, su una agenda con ordine del giorno urgente da integrare, non omettere o rinviare:

1)      AREA METROPOLITANA DELLO STRETTO E RILANCIO DEL LAVORO E DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

2)      CITTA' METROPOLITANA E  TERRITORI E COMPRENSORI LIMITROFI STRATEGICI IN OTTICA DI CRESCITA DI AREA VASTA;

3)       ZONA FRANCA URBANA;

4)      PIANIFICAZIONE STRATEGICA E TERRITORIALE, STRUMENTI URBANISITICI, PROGRAMMI COMPLESSI;

5)      BILANCIO PARTECIPATIVO E SERVIZI PUBBLICI;

6)       RIGENERAZIONE, RIQUALIFICAZIONE, RISANAMENTO.

Sullo sfondo restano intatte le sollecitazioni in ordine ai rapporti con il presidente Crocetta, con il sindaco Accorinti e con i sindaci tutti perché le imminenti elezioni europee non possono consegnare uno scenario di (dis)impegno nelle dinamiche comunitarie per bypassare la porta della Sicilia e sorvolare de plano il Crocevia del Mediterraneo”.

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