Il dottor Pennac, il pronto soccorso e la prospettiva ribaltata

Angelo Campolo
Angelo Campolo

Daniel Pennac, il principale cantore della periferia parigina, scrittore prolifico e generoso anche nei confronti del cinema, non è nuovo allo spazio e al linguaggio teatrale. Nuova, però, è la lettura che ne dà la Compagnia Daf – Teatro dell'Esatta Fantasia, che domenica 1 dicembre ha portato in scena al teatro Savio La lunga notte del dottor Pennac.

Lo spettacolo è un adattamento del racconto breve di Pennac La lunga notte del dottor Galvan, pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 2005. Regista e interprete è Angelo Campolo, accompagnato sul palco dai musicisti Giuseppe Mangano e Alida De Marco, con le scene curate da Giulia Drogo.

La lunga notte del dottor Pennac è il secondo appuntamento in programma della rassegna Atto Unico. Scene di vita, vite di scena, ideata da QuasiAnonima Produzioni, con la direzione artistica di Auretta Sterrantino e Vincenzo Quadarella.

Non è un vero debutto, per lo spettacolo, “ma è la prima volta che è portato in scena in questa nuova veste. Abbandonata la formula del reading (la lettura del testo da parte degli attori, ndr), lo spettacolo si arricchisce di una colonna sonora eseguita dal vivo e di una struttura teatrale più articolata -Angelo Campolo spiega il progetto e ne racconta la nascita. Quando ho letto il racconto breve di Pennac, ho subito immaginato tutti i dottori con cui ho avuto a che fare nella mia vita. Spesso i medici si trasformano nei pazienti, diventando vittime di nevrosi e portando alla luce una sorta di paradosso della malattia”.

Una notte al pronto soccorso, tragicomica e grottesca per le situazioni surreali che si vengono a creare, è il pretesto per raccontare il mondo della medicina, ribaltandone però la prospettiva. “Il rapporto medico-paziente è connotato da una forte teatralità-continua Campolo- data da una ritualità sempre costante. Ribaltare questa ritualità è interessante per scoprire le contraddizioni di chi prende la medicina non più come una missione per stare vicino ai malati, ma come una fonte di guadagno come un'altra”. Il dottor Galvan è sostituito sulla scena da un medico siciliano, accanto al quale si muovono personaggi “pescati dalla quotidianità italiana”.

Difficile da portare in scena il mondo visionario di Daniel Pennac. “Ma è un autore sempre attuale, anche a distanza di anni -aggiunge Campolo. Per le immagini che riesce a creare, per la grande leggerezza con cui coniuga alti e bassi della vita quotidiana. Il gusto della parola, la sua musicalità, gli permettono di muoversi tra narrazione e rappresentazione. Ecco perché i suoi testi, seppur complessi, diventano un potente materiale teatrale”.

Oltre al lavoro su Pennac, Angelo Campolo e la Compagnia Daf – Teatro dell'Esatta Fantasia continuano a portare avanti il laboratorio di ricerca teatrale “Romeo, Giulietta e la città”, che si completerà con un saggio-spettacolo il 18, 19, 20 e 21 dicembre alla Sala Laudamo. “Le opere di autori classici, come quelle di Shakespeare su cui lavoriamo ormai da anni, ci danno gli strumenti per capire cosa succede oggi e per parlare con consapevolezza anche della nostra crisi”.

La lunga notte del dottor Pennac è andato in scena subito dopo un'altra breve produzione Daf, Dreamland, un atto unico ideato e diretto da Valentina Bartolo e tratto da La grande occasione di Alan Bennet, con Silvia Grande sulla scena, nel ruolo di una giovane e ingenua attrice in cerca di successo.

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