I lavoratori edili prendono d’assalto Palazzo Zanca

Edili in Comune 1
Gli edili a confronto con il sindaco Accorinti

Non è stata la presa della Bastiglia, ma poco ci è mancato. Dopo un anno senza risposte gli edili hanno preso d'assalto Palazzo Zanca.

Oltre 150 lavoratori, accompagnati dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil di Messina, dopo avere manifestato brevemente all'esterno del Municipio sono saliti al primo piano decisi ad incontrare il sindaco Accorinti. 

Bloccati all'ingresso, quando si sono sentiti dire che il sindaco non era disponibile a causa di un altro incontro precedentemente fissato, la rabbia ha avuto la meglio. 

I lavoratori hanno iniziato a spingere contro le porte fino a quando non sono stati fatti entrare in Sala Giunta. Dopo meno di un'ora è arrivato il sindaco, al quale è stato subito rimproverato di non avere mai risposto alle richieste di incontro che gli sono state inviate da quando è stato eletto. 

Dall'anno scorso operai e sindacati chiedono l'attivazione di un tavolo tecnico per l'emergenza edilizia, che avvii il monitoraggio degli appalti e dei finanziamenti. Indispensabile anche un protocollo di legalità per  garantire l'impiego della manodopera locale nelle opere da realizzare. 

“Ha dichiarato di venire dal popolo e che è disposto a collaborare –commenta Pippo Famiano, segretario generale della Filca Cisl- ma sui motivi della mancata convocazione, che chiediamo dall'anno scorso, scivolava da tutte le parti. Oggi abbiamo manifestato per rivendicare il diritto al lavoro e lo sblocco delle opere già finanziate e appaltate. La situazione dell'edilizia è gravissima e non più sopportabile. Nell'ultimo anno abbiamo perso altri mille posti di lavoro e ormai tra gli edili siamo a un tasso di disoccupazione che supera il 60%”. 

Ma i sindacati denunciano anche “l'incapacità delle stazioni appaltanti a sbloccare le opere immediatamente cantierabili. Accorinti ha capito che la tensione è ormai giunta a livelli di guardia e adesso aspettiamo l'incontro di  venerdì 6 giugno alle 18 e vedremo cosa succederà. L'unica certezza è che i lavoratori e le loro famiglie non possono più aspettare”.

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