Giustizia, appello dell’avvocato Certo a Mattarella: “Riapriamo il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto”

MESSINA. Appello al presidente della per la riapertura del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto. A rivolgersi a Sergio Mattarella è l'avvocato del Foro barcellonese Santi Certo che interviene così sul tema della riapertura della Giustizia. Nella nota indirizzata anche al presidente del Consiglio ministri e al ministro della Giustizia, il legale siciliano chiede che la Giustizia torni a svolgere il suo ruolo fondamentale cosi come previsto dalla Costituzione Italiana. Infatti come rilevato dallo stesso legale nel Tribunale di Barcellona è stata affissa la comunicazione: “Severamente vietato accedere alle cancellerie” ed è stato predisposto un servizio front-office con accesso strettamente contingentato, previo appuntamento telefonico (addirittura, alcuni servizi sono limitati a parte di singoli giorni della settimana). Ciò comporta, secondo Certo, non solo una serie di disagi per i professionisti che devono esercitare la professione, ma lede anche i diritti dei cittadini. “Con i Tribunali chiusi – spiega Certo – gli imputati permangono tali, con le relative conseguenze. Le persone offese dal reato e i creditori in generale attendono, gli invalidi e gli anziani continuano ad auspicare il trattamento previdenziale”. Nella sua nota l'avvocato rivolge anche un appello diretto “affinché siano assunte le iniziative di competenza propedeutiche alla rimozione dei vincoli in atto sussistenti al regolare espletamento del servizio Giustizia, seppure compatibilmente con le attuali e concrete esigenze, di certo affievolite, di convivenza con il COVID-19, anche attraverso l'adozione di protocolli comportamentali adeguati all'attuale e concreta condizione epidemiologica”. “Al riguardo, invero – continua il legale nella nota – non si comprende quali ragioni impongano a oggi  la persistenza di misure restrittive che abbiano l'effetto di ridurre drasticamente l'attività giudiziaria, con il conseguente rinvio della trattazione di gran parte delle questioni processuali, nonché di rendere impervio l'espletamento delle più elementari attività difensive extra-udienza, come avviene, per esempio, presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, ove, assolutamente vietato accedere alle cancellerie, è predisposto un servizio front-office con accesso strettamente contingentato previo appuntamento telefonico. Sul punto è divenuto realmente faticoso cogliere la compatibilità dell'attuale situazione della Giustizia con l'articolo 6 CEDU (Convenzione europea dei diritti dell'uomo) in tema di equo processo. Ci si chiede, all'uopo, se realmente non sia possibile organizzare il servizio Giustizia in modo da renderlo compatibile con la condizione sanitaria attuale. D'altra parte è a oggi cessato il lockdown ed è stata diffusamente disposta la riapertura di gran parte delle attività economiche e sociali, le quali tuttavia, rischiano di subire ulteriormente gli effetti pregiudizievoli del drastico rallentamento dell'attività giudiziaria. Occorre invero, ancor più nell'attuale momento di grave crisi, dare delle pronte risposte, ai creditori (persone fisiche o imprenditori/aziende) che attendono il riconoscimento e il soddisfacimento del proprio diritto di credito, sia esso scaturente da contratto o da fatto illecito, agli imputati che, persistendo il carico pendente, subiscono le limitazioni connaturate al loro status di imputato, e i quali, in caso di condanna “differita”, rischiano di non percepire il nobile senso rieducativo del percorso post poenam, agli anziani e agli invalidi che attendono il riconoscimento del loro diritto al trattamento previdenziale, nonché a tutti coloro che, tornati a una condizione di quasi normalità quotidiana, sono costretti ad attendere che questa quasi normalità possa compenetrare anche il servizio pubblico essenziale Giustizia”.

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