False assicurazioni a Barcellona PG: il GUP rigetta le richieste di scarcerazione

MESSINA. Nuovi sviluppi dell'inchiesta sulle false polizze assicurative a Barcellona Pozzo di Gotto. Il Giudice dell'Udienza Preliminare Salvatore Pugliese ha rigettato le richieste di scarcerazione e anche quella di sostituzione della misura in con un'altra meno afflittiva. Le sorelle Rosalia e Giuseppa Benvegna sono detenute nel carcere di Messina, mentre Nino Currò resta nel penitenziario barcellonese. Gli avvocati Nino Todaro, Paolo Pino e Sergio Russo hanno già preannunciato il ricorso al Tribunale del Riesame. Il 20 gennaio scorso le due Benvegna e Currò furono arrestati da agenti della Polizia Stradale e militari della Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, in quanto ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ed esercizio abusivo di intermediazioni finanziarie, in campo assicurativo e finanziario e per avere emesso false polizze assicurative RCA.

In manette Giuseppa Benvegna (1976), Rosalia Benvegna (1974) e Nino Currò (1968). L'operazione Ghost insurance, proprio per le polizze fantasma, è stata guidata dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, che avvalendosi di personale del Distaccamento della Polizia Stradale e di militari della Stazione Carabinieri ha permesso di smascherare un'organizzazione criminale ben radicata sul territorio che, apparentemente, operava nella massima legalità e trasparenza.

Già nel mese di marzo dello scorso anno, si era proceduto al sequestro di un'agenzia assicurativa cui ancora oggi sono apposti i sigilli ma, nonostante la chiusura degli Uffici, gli arrestati proseguivano nell'attività illegale, continuando a sottrarre denaro a proprietari di auto che, purtroppo, erano inconsapevoli del rischio che correvano e dei pericoli che avrebbero potuto procurare ad altri utenti della strada. In alcuni casi, questi stessi proprietari dei veicoli sono stati anche destinatari di sanzioni per violazioni al codice della strada, poiché “scoperti” di polizza assicurativa con il relativo sequestro del veicolo. Proprio il ripetersi di tali episodi, con l'emissione di prodotti contrassegni e contratti assicurativi poi risultati falsi, ha indotto gli investigatori ad approfondire le indagini assunte e coordinate dal sostituto procuratore Matteo De Micheli. L'attività criminale è stata condotta principalmente presso un'agenzia assicurativa abusiva, poiché priva di requisiti ed autorizzazioni, gestita dalle due sorelle Benvegna per le quali, formalmente, figurava Nino Currò, titolare di agenzia assicurativa, con regolare iscrizione all'Albo degli Agenti assicurativi.

I tre arrestati, attraverso l'utilizzo di sofisticati sistemi informatici, redigevano e stampavano polizze assicurative false del tutto identiche, in ogni parte, a quelle originali rilasciate da diverse compagnie assicuratrici, che venivano vendute a prezzi concorrenziali ad ignari acquirenti, i quali erano erroneamente convinti di essere in regola. Con questa operazione è stata smantellata un'organizzazione criminale, dedita all'illecito arricchimento, ripristinando, anche attraverso tale indagine, la legalità nella circolazione stradale. La meticolosa e laboriosa attività d'indagine, coordinata da De Micheli, ha scongiurato il protrarsi e il ripetersi di tali condotte illecite che avrebbero, presumibilmente, procurato nocumento in occasione di eventuali sinistri stradali ove, le parti lese, non avrebbero ottenuto alcun risarcimento.

Numerosissimi sono stati i riscontri, sia attraverso le verifiche su strada sia interpellando gli uffici antifrode delle compagnie assicurative che figuravano sulle polizze, sia attraverso sequestri e acquisizioni di documenti, oltre a controlli incrociati in banche dati. Dalle indagini è emerso un quadro preoccupante, sia per il capillare radicamento dell'associazione sul territorio, viste le centinaia di soggetti truffati, sia per il volume di affari realizzato. Nel corso dell'operazione sono state effettuate perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici, acquisendo ulteriori documenti e apparecchiature informatiche, tra le quali 8 telefoni cellulari, da cui potranno evincersi ulteriori dati e notizie, utili agli investigatori.Tribunale giustizia

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