Falò? No, grazie: “bamparizza”

Mariangela Donato
Mariangela Donato

Il falò è parte di un rituale di purificazione e di consacrazione. In molte regioni dell'Europa continentale, falò sono fatti tradizionalmente il 24 giugno, che è, per i cattolici, la solennità di San Giovanni Battista, ma anche il sabato notte prima di Pasqua. Il rito è tuttavia antico e in origine era un rito pagano, celebrazione del solstizio d'estate e quindi celebrato come “mezza estate” in data 21 giugno (cit. da Wikipedia).

Un grande saluto giunga a tutti i lettori da Mariangela Donato –me medesima- che vi scrive dalla sua solita postazione –LaDonatohome- sita in quel bel poco ridente paese collinare della zona nord di Messina, da dove vi ricorda che #mistatetuttisultacco.

Ebbene sì, inizio questo mio pezzo ricordandovi chi sono, perché quando si scrive, soprattutto se lo si fa per una testata, ci si dovrebbe firmare per prendersi responsabilità e diritti di ciò che si sta affermando.

L'estate è ormai arrivata, così sembra, anche con questo altalenante e metereopatico clima. Lo vedo, lo percepisco e so che è arrivata soprattutto da una cosa: sin da piccina, quando ancora abitavo a Torre Faro, aspettavo con ansia l'arrivo della bella stagione.

Per me e i miei compaesani e amici il gong che dava il via all'estate sono da sempre state le bamparizze, per i messinesi bamparizze per i turifaroti.

Concittadini buddaci's e non, vi state chiedendo di cosa io stia parlando, credo. Ebbene, parlo di quei falò giganteschi che si accendono durante la notte del 24 giugno in occasione di San Giovanni sulle coste di Scilla e Cariddi. Quest'oggi vorrei porre sotto la mia lente d'ingrandimento un argomento: le nostre tradizioni.

Qualche settimana fa, vedo alcuni amici condividere su facebook un articolo intitolato Tutto pronto per il falò abusivo al PiloneQualcuno fermi quelle persone. La notizia vola sulla Rete ma nessuno interviene per fermarli.

Commento l'articolo chiedendo intanto come mai non fosse firmato da nessuno e poi parlando di ignoranza di tradizioni, perché ignorare vuol dire non conoscere, non è un insulto.

Pongo quindi ad oggi le stesse domande a voi: siete convinti che le tradizioni, la nostra storia debba essere tramandata solo con citazioni e ricordi scritti e condivisi dai membri di un gruppo facebookiano? Siamo di Messina se solo siamo iscritti e attivi su #seidimessinase? Perché la Ferilli e il suo dialetto romano possono creare un tormentone a livello nazionale per uno spot pubblicitario (beato chi so' fa er sofà) e noi messinesi leggiamo o scriviamo articoli parlando di una tradizione storica come quella della bamparizza descrivendola come barbara e arcaica?

Messina, per quanto mi riguarda, non è solo l'arancino di Nunnari o l'ex Irrera a mare. Messina è la nostra storia, fatta di tradizioni popolari, fatta di villaggi e borghi marinari, gente che ha vissuto e che tramanda anche queste manifestazioni che a qualcuno sembrano assurde, ma sulle quali si fondano le nostre radici.

PS Il giorno dopo, le stesse persone che l'hanno allestita, hanno pulito qualsiasi resto avesse lasciato la bamparizza. Il vero degrado urbano e la vera , che ormai fanno da installazioni artistiche per le vie di Messina, sono ben altro.

Mariangela Donato

Speaker radiofonica, blogger, conduttrice tv, mamma, portatrice sana di battute a raffica anche quando è giù di corda e chi più ne ha più ne metta, La Donato “viveur” è una messinese in fissa con il “savoir faire”. Su Sicilians scrive su abitudini e modi di fare soliti e insoliti, nostrani e non, prendendoli e prendendosi un po' in giro. La sua rubrica "Mi state tutti sul tacco" è la penna pettegola e pungente del nostro giornale.

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