Ex Regina Margherita e Zona Falcata, Tinaglia: “Gli errori di Crocetta”

Reset
La squadra di reset! (Foto Dino Sturiale)

Passata l'ubriacatura mediatica della visita del presidente della Regione Sicilia, arrivano le prime riflessioni sulle tante, forse troppe, affermazioni lanciate qua e là da Rosario Crocetta, non sempre puntuali ma ricche di promesse economiche.

Tra queste, quella di Alessandro Tinaglia, candidato sindaco del movimento reset!, che accende i riflettori su due questioni: la Zona Falcata e l'ex Ospedale Regina Margherita. Riflessioni, ci tiene a puntualizzare, espresse a titolo personale e non concordate con il direttivo del movimento.

“Nel caso della Zona Falcata e dell'ex ospedale Regina Margherita -dichiara subito Tinaglia- si sono dette probabilmente delle inesattezze.

Spero di sbagliarmi, ovviamente, poiché se le notizie di cui sono in possesso fossero vere, allora rischieremmo di fare ridere tanta gente.

Chiarisco che credo che sia giustissimo, come già sostenuto dal segretario della Cisl di Messina Tonino Genovese, smantellare un inutile come l'Ente Porto. Credo altresì che ad oggi l'attuazione della legge del 1951 che istituì il Punto Franco a Messina continui ad essere una grande opportunità.

Se da un lato la Zona Falcata e i 110 mila metri quadrati (in realtà sono un po' di più,  144 mila, ndr) destinati dalla legge a Punto Franco non sono certamente adeguati per la lavorazione e le attività free tax, tale area invece è assolutamente adeguata per realizzarvi la parte direzionale, spostando quella produttiva nelle aree di Giammoro, lì dove proprio l'Autorità Portuale sta realizzando il nuovo pontile e dove la disponibilità di aree e le condizioni meteo-marine sono certamente più adeguate alle attività di un Punto Franco.

Mantenere la parte direzionale a Messina significherebbe gestire i ricavi dell'attività del Punto Franco. Ricordo in tal senso che mentre qui si dibatte su una legge del 1951, la Sardegna ha attivato tutte le procedure per chiedere al Governo di inoltrare la richiesta perché tutta la regione divenga “Zona Franca Integrale”.

In barba a chi dice che la Comunità europea e le norme non consentirebbero la delocalizzazione e la riperimetrazione dell'area del Punto Franco.

In ultimo, ma la cosa è a mio avviso forse ancora più rilevante, si convoca un tavolo tecnico tra Regione e Autorità Portuale per il 31 ottobre per affidare di fatto le aree della Falce al ministero attraverso l'Autorità Portuale e si continua a sostenere che il PRP (Piano Regolatore Portuale) sia approvato. Cosa non vera.

Il Piano non fu approvato proprio a seguito della presenza nel perimetro del PRP delle aree dell'Ente Porto. Ad oggi, tutti i gradi di giudizio danno ragione alla Regione (in realtà, a marzo scorso il Tribunale Civile ha scritto la parola fine al braccio di ferro tra Ente Porto e Autorità Portuale sostenendo che la Zona Falcata, compresa quindi l'enclave rivendicata dall'Ente Porto, è demanio statale. A sostenere che quell'area è regionale è stato il CGA, mentre è ancora da definire la vicenda che riguarda la richiesta di sequestro della aree destinate al Punto Franco presentata dall'Ente Porto ed alla quale l'Authority si è opposta, ndr)”.

Non essendo quindi stato ancora approvato il Piano Regolatore Portuale, secondo Tinaglia non è chiaro quale progetto si voglia attuare con i 75 milioni dei quali ha parlato Crocetta martedì scorso, peraltro attribuendoli genericamente al demanio marittimo.

Altro tasto dolente è quello dell'ex ospedale Regina Margherita. Una struttura enorme, ormai fatiscente, costosissima da recuperare, abbandonata dal 1996 quando l'attività fu trasferita al Papardo, della quale la Regione si è appena liberata con un colpo di genio appioppandola al Comune di Messina, che pensa di realizzarvi, come ha dichiarato il sindaco Accorinti, una residenza universitaria.

“Abbiamo assistito ad un accordo -chiosa ancora Tinaglia- che prevede che il nuovo Palagiustizia sia realizzato con i fondi ministeriali presso la Casa dello Studente (di via Cesare Battisti, chiusa da anni) e che l'Università utilizzi parte dell'ex ospedale per realizzarvi alloggi universitari.

Tale tesi è stata sposata da Ordini professionali, assessori regionali e comunali, dal sindaco e dal presidente della Regione, dall'Università e addirittura da una delegazione di parlamentari regionali.

A parte la scelta discutibile di localizzare ancora una volta nel cuore della città una struttura come il Palagiustizia, ammesso che i vincitori della gara per la realizzazione dello stesso alla ZIR non chiedano un risarcimento milionario e ammesso che si riesca ad adeguare la struttura della Casa dello Studente e che quindi sia sufficiente a svolgere l'attività immaginata sia in termini di spazi interni che di parcheggi e condizioni di sicurezza, ammesso tutto ciò andrebbe verificata una notizia della quale però non ho ancora la documentazione e che quindi prego di prendere con le molle.

Mi riferiscono da Palermo alcuni consulenti che lavoravano all'assessorato durante la vecchia legislatura, che l'ex ospedale Regina Margherita sia utilizzabile esclusivamente a fini sanitari poiché disponibile nel patrimonio ragionale a seguito di una donazione che ne vincola l'utilizzo in tal senso. La qualcosa, che mi auguro sia infondata e rispetto alla quale avrò ulteriori informazioni la prossima settimana, sarebbe a dir poco imbarazzante vista la potenza di fuoco che si è mossa per avviare tale procedura.

Non ho atteso ad intervenire solo perché i tempi sono molto stretti ed invito dunque il sindaco e l'Amministrazione ad attivarsi per verificare tale eventualità presso l'assessorato regionale competente.

La conoscenza delle questioni, la competenza e la serietà, lo dico da quando cominciai la mia esperienza politica oltre due anni fa, non possono andare di pari passo con i proclami e l'approssimazione.

Non sapere che il PRP non è uno strumento vigente e che la destinazione d'uso del Regina Margherita non è compatibile con la creazione di alloggi universitari e, quindi, con la realizzazione del secondo palazzo di Giustizia presso la Casa dello Studente, credo ne rappresenti un clamoroso esempio. Mi auguro -conclude Tinaglia- nell'interesse della città e sinceramente di sbagliarmi”.


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