Dimentichiamoci questa città

Giulia Arcovito
Giulia Arcovito

Qual è la differenza tra un concerto dal vivo e una partita di calcio? Nessuna, a guardarli per quello che sono realmente: due grandi strumenti di catarsi collettiva.

E' solo una questione di gusti. In entrambe le situazioni un enorme numero di persone si ritrova nello stesso posto, per lo stesso motivo, con lo stesso stato d'animo tra l'euforico e l'adrenalinico e con l'implicita autorizzazione a urlare-cantare-imprecare-saltare-gioire e chi più ne ha più ne metta, oltre ogni limite di decenza.

Messina di momenti del genere ne offre davvero pochi. Non c'è da meravigliarsi se poi sono tutti così irascibili.

La bagarre della settimana, quella sulla concessione dello stadio San Filippo per i concerti di Vasco Rossi e Jovanotti previsti per il 2015, che ha indispettito non poco la dirigenza dell'ACR Messina e i tifosi tutti, mi fa constatare con piacere che in , contrariamente a quanto io stessa credevo, qualcuno pronto a fare la rivolta per le cose in cui crede c'è: gli ultrà.

Poi ho pensato al mio personale luogo cittadino di catarsi, il Teatro Vittorio Emanuele, con un'intera stagione “rinviata a data da destinarsi” e con la sua potentissima squadra di orchestrali, attori, registi, autori, tecnici (tra l'altro messinesi di nascita e non per semplice contratto) “in panchina” da mesi.

Gli abbonati allo stadio hanno tanto da insegnare agli abbonati a teatro. La passionalità e la determinazione dei Testi Fracidi potrebbe fare da spunto per la nascita di un gruppo organizzato di veri e propri ultrà artistico-teatrali: le Teste Pensanti. Possibilmente disposti a lanciare fumogeni sul palcoscenico ogni qual volta il teatro è affittato a terzi per mettere in scena cose come il musical di Peppa Pig (ebbene  si, abbiamo rischiato anche questo).

Ancora per un po' (molto poco, sembra) siamo senza teatro, ma in compenso siamo circondati da ottimi esempi di sceneggiata napoletana. Dal canto mio, mi auguro che il buon vecchio Vasco in concerto al San Filippo abbia l'accortezza di inserire in scaletta questo suo pezzo del lontano 1981.

La vedo: una folla felice, una città intera che almeno per una sera, almeno per un momento, si dimentica di tutto, anche di se stessa.

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