Crocetta a Messina non fa chiarezza sul futuro della città. Nessuna notizia dei 33 milioni promessi per evitare il default

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Il presidente della Regione Rosario Crocetta

E dire che ce lo avevano anche detto. “Oggi il presidente Crocetta parlerà solo di beni culturali”. Infatti, riuscire a strappargli qualche parola sui 33 milioni promessi a Messina il 31 dicembre scorso per salvarla dal default (ma allora erano 40), sui 4 milioni garantiti ai lavoratori dei Servizi Sociali e sul commissariamento dell'Ente Teatro, per non parlare del futuro dell'Ente Fiera, è quasi impossibile.

La candidatura di Giusy Furnari Luvarà per Il Megafono rende superflua la domanda sul nome autorevole che avrebbe scavalcato le del PD, sul quale si fanno fantasiose ipotesi da mesi.

Dopo un'attesa durata diverse ore, Rosario Crocetta arriva all'inaugurazione della mostra Immagine  e Scrittura al Museo Regionale “Maria Accascina” con parecchio ritardo. Per ottenere risposte precise facciamo un placcaggio che neanche un giocatore di rugby. Ma alla fine riusciamo a strappargli solo vaghe promesse.

“Non saremo certo noi -ha ripetuto- a far licenziare decine di persone  ed a tagliare i servizi essenziali alla vita di una grande città”. Si va bene, ma i 4 milioni promessi durante un incontro palermitano ai lavoratori delle coop sociali ed ai sindacati? E i 33 ottenuti a fatica dall'ARS?

Incalzato da una precisa domanda su quanto promesso per risanare le casse del Comune e sulla tempistica dei provvedimenti, Crocetta ha precisato che “i fondi sono a disposizione”  e che ci sarebbe soltanto “un problema di accordi fra il Comune e la Regione”.

Quale, non è dato saperlo, ma giura che la questione sarà affrontata quanto prima, insieme a quella dei servizi sociali, con una nuova conversazione con il straordinario del Comune Luigi Croce. Punto. Sul commissariamento dell'Ente Teatro, la proposta di Battiato dovrebbe già essere arrivata in Giunta, neanche un fiato. Travolto dalla folla osannante che lo aspetta e non sente ragioni Crocetta scivola via, lasciando nell'aria diverse domande senza risposta.

Eppure, sulle tante, troppe emergenze cittadine, nelle due campagne elettorali di settembre e febbraio il presidente non è stato certo avaro di promesse.

Ma ad attenderlo al varco in un museo pieno di gente fino all'inverosimile, come piazza San Pietro durante l'angelus di , c'era  la selva di obiettivi e di microfoni che si riserva solitamente alle grandi occasioni e lui non si può sottrarre.

E tempo per parlare delle cose che riguardano da vicino la vita di 240 mila cittadini dello Stretto, ce n'è stato pochissimo. Quasi nulla. Il presidente della Regione Sicilia, passando per la consueta tappa presso il fraterno amico Antonio Presti, è arrivato al museo con due ore buone di ritardo rispetto ai tempi previsti.

Ha stretto molte mani e fatto i complimenti, meritati in verità, alle istituzioni culturali che si sono impegnate nella realizzazione della mostra, dal Museo Bizantino e Cristiano di Atene alla Biblioteca Regionale Universitaria Giacomo Longo (quella che da quasi due decenni è ospite dei locali della Curia Arcivescovile di Messina).

Sarebbe stato logico poter interloquire con lui anche su altre due questioni scottanti: il futuro del Teatro Vittorio Emanuele e quello della cittadella fieristica. Entrambi  sono state oggetto di impegnative prese di posizione da parte del nuovo governo regionale alle quali però, ad oggi, non risulta abbia fatto seguito nessun atto politico concreto.

Rassegnati, ci consoliamo ammirando la mostra di pregevoli icone e di manoscritti greco-bizantini, a testimonianza della  durevole influenza della cultura greca nella nostra città, dall'alto medioevo a tutta l'età moderna. Sarà per la prossima volta. Speriamo.

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