Commissione Antimafia, Bindi: “Messina città occupata da poteri inconfessabili”
Barcellona resta la capitale della mafia messinese, rapporti stretti tra la massoneria locale e la criminalità organizzata e l'impegno a non lasciare nulla di intentato per risolvere gli omicidi Alfano e Manca.
La due giorni in riva allo Stretto della Commissione Parlamentare Antimafia si è conclusa con una conferenza stampa. A parlare è la presidente Rosy Bindi, che ha fatto il punto della situazione dopo le audizioni di ieri ai vertici del Governo, della magistratura e delle Forze dell'Ordine e di oggi alle associazioni antiracket e ai familiari di Beppe Alfano e Attilio Manca.
La presidente Bindi ha parlato di “casi non adeguatamente risolti”, sottolineando che “al dolore dei familiari non bisogna aggiungere il silenzio, l'oblio e i tentativi di diffamazione”.
Passaggio quest'ultimo riferito all'omicidio dell'urologo barcellonese Manca, che inspiegabilmente la Procura di Viterbo insiste a voler considerare una morte per overdose.
Al punto che il Tribunale ha negato ai familiari la possibilità di costituirsi parte civile sostenendo che non hanno ricevuto alcun danno dalla morte del medico e continuando a seguire la pista della droga, per la quale c'è un'unica imputata. “Sinceramente -ha commentato la Bindi- mi sembra difficile definirlo un suicidio”, lasciando capire di avere le idee piuttosto chiare sulla vicenda.
C'è stato anche un incontro con Cettina Parmaliana, la vedova del docente che si uccise nell'ottobre 2008 lasciando un durissimo j'accuse contro la magistratura locale, quella barcellonese in particolare, e il partito nel quale militava da sempre, il PD, che nelle sue lotte contro il malaffare e la corruzione lo aveva lasciato solo e isolato. “Un incontro privato” ha dichiarato la Bindi, senza fornire i dettagli.
Rispetto al ruolo di Barcellona nel sistema criminale messinese, la Bindi ha sottolineato più volte che il centro tirrenico “resta la capitale della mafia locale, con tutte le conseguenze economiche, di sicurezza e sulla gestione dei rifiuti che questo comporta”. A questo proposito, ha anche annunciato l'intenzione di chiedere una commissione di accesso a una discarica di Mazzarrà Sant'Andrea.
Per quanto concerne Messina, vista la presenza di cosche esterne e della ‘ndrangheta, è stata definita una “città libera, ma in realtà occupata dai poteri inconfessabili, con una stretta connessione tra mafia e massoneria, il loro legame è innegabile, cui si aggiunge la delinquenza comune. Tutto questo, può diventare fonte di ulteriori preoccupazioni”.
Due comunque i punti critici: i vuoti in organico nella Procura di Barcellona e le deficienze strutturali del Tribunale delle Misure di prevenzione, che pure ha fatto un ottimo lavoro. “Servono magistrati dedicati a questo -ha chiosato la Bindi. Non è possibile che ci sia un blocco proprio nel settore più importante della lotta alla mafia”.
Un passaggio ha riguardato anche l'omicidio mai risolto del gastroenterologo Matteo Bottari, genero dell'allora rettore Guglielmo Stagno d'Alcontres, ucciso la sera del 15 gennaio 1998 mentre stava rientrando a casa. La Bindi ha citato le parole del Procuratore Capo Guido Lo Forte, che durante l'audizione di ieri ha dichiarato che per chiarire questa vicenda “bisognerebbe andare dall'altra parte dello Stretto”.
Tra gli interventi degli altri membri quello del messinese Francesco D'Uva, che ha sottolineato non solo che da ben 9 anni che la Commissione Antimafia non veniva in riva allo Stretto, ma ha anche posto l'accento, alla luce del vuoto di potere che si è creato nella mafia barcellonese, sul ruolo che ricopre e che andrà a ricoprire la criminalità organizzata dei Nebrodi.