Cinema. Le fantastiche e terribili visioni di David Lynch

twin peaks SiciliansA più di vent'anni di distanza, come è ormai risaputo, la terza stagione di Twin Peaks sarà messa in onda nel mese di maggio e David Lynch sarà il direttore del progetto. Per gli amanti della sala cinematografica invece, è dal 2006, con Inland Empire-L'impero della mente – forse il suo film più straniante e disturbante -, che Lynch non sorprende le platee col suo estro visionario. Se è vero che il cinema è l'arte più vicina al mondo onirico dei sogni allora Lynch ha fatto breccia nel cuore della settima arte, cercando di scandagliare attraverso il mezzo i meandri della mente umana e del subconscio.

Il regista statunitense incomincia la propria carriera dirigendo un film fortemente surreale e di difficile comprensione: Eraserhead-La mente che cancella (1977). Girato con un bianco e nero soffocante ed alienante, il film è un horror onirico con una trama che abbatte ogni chiara linearità: “un sogno di avvenimenti oscuri e pericolosi” come lo definì lo stesso regista. Nel 1980 gira invece The Elephant Man, un'opera questa volta volutamente inquadrata in un contesto lineare: protagonista è John Merrick, un uomo affetto da pesanti malformazioni nel corpo, tanto da essere chiamato appunto “l'uomo elefante”. Il dottore Frederick Traves, interpretato da Anthony Hopkins, sarà l'unica persona che deciderà di aiutarlo elevandolo dalla sua situazione di degradazione e scherno. Il film è una commovente parabola sulla diversità e sui “diversi”. “La gente ha paura di ciò che non riesce a capire” recita Merrick durante il film.

Nell' ‘84 gira Dune, film di fantascienza divenuto ormai cult ma che all'epoca fu un terribile flop, e nell' ‘86 Velluto Blu, un viaggio allucinato e surreale nei meandri oscuri di una cittadina apparentemente tranquilla. Gli anni ‘90 sono invece all'insegna di Cuore selvaggio (1990), un road movie atipico con Nicolas Cage, inframezzato da scene grottesche e una forte violenza, Fuoco cammina con me (1992), prequel della serie Twin Peaks, all'epoca bistrattato ma adesso rivalutato, Strade perdute (1997), noir onirico e surreale composto da una complessa struttura narrativa, forse tra i migliori lavori del regista, e infine Una storia vera (1999), la vera storia di Alvin Straight, un contadino dell'Iowa che col suo trattorino rasa erba della velocità di 8 Km/h decise di compiere un lungo viaggio per andare a trovare il fratello reduce da un infarto.

Lynch traspone la storia su pellicola in maniera impeccabile, dandoci piccoli insegnamenti di vita e buon Cinema. Mulholland Drive (2001) è infine forse il più famigerato ed apprezzato film del regista. Vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes, la particolare narrazione del film, che vede Rita aver perso la memoria in seguito ad un incidente stradale e l'amica Betty decisa ad aiutarla a far luce sul suo passato, ha dato adito alle più svariate interpretazioni, psicoanalitiche e non, di cui nessuna però può considerarsi la più indicativa. David Lynch è un maestro capace di liberare fantastiche e terribili visioni attraverso il mezzo cinematografico. Meno terribili comunque, delle quotidiane immagini televisive da cui siamo in continuazione fagocitati e lobotomizzati.

Alessio Morello

Nato in Sicilia, adesso studente di cinema al DAMS di Roma. Divide le sue giornate fra introversione ed estroversione, vecchi film perduti, nuovi film sperduti, musica e lettura, il tutto rigorosamente mentre strimpella note discordanti alla chitarra. Si crede un esistenzialista con svariati dubbi universali in testa, che talvolta finisce per annegare nella baldoria di qualche pinta di troppo. Un pessimista pessimo. Vorrebbe differenziarsi e sfuggire dalla massa, ma forse è la massa che fugge da lui. Ponderato e istintivo al contempo, quando chiude gli occhi sogna fotogrammi in bianco e nero con un sottofondo rock 'n' roll.

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