#Catania. Lotta al lavoro nero,controllate venti aziende

Catania Guardia di FinanzaGiro di vite sul lavoro nero a Catania. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, nei giorni scorsi, hanno effettuato diversi in tutta la provincia etnea per contrastare il fenomeno del lavoro sommerso, dell'evasione contributiva, previdenziale e assistenziale.

Nelle venti aziende controllate,ì sono stati trovati  79 i lavoratori completamente in nero e tre irregolari.

Gli accertamenti hanno riguardato diverse categorie economiche, prevalentemente bar e ristoranti, ma anche autofficine, fabbriche e parrucchieri.

Tra i casi più significativi da segnalare un ristorante del calatino dove i militari della Compagnia di hanno scoperto ben otto dipendenti in nero, fra camerieri e addetti alla cucina. I finanzieri di Riposto, in una locale fabbrica di articoli per illuminazione, hanno scoperto tutti e quattordici i dipendenti privi di qualsiasi forma contrattuale. Nel paternese, i finanzieri della Tenenza locale, nel corso di un intervento in un supermercato, hanno trovato sette lavoratori irregolari, di cui sei completamente in nero.

Durante un controllo presso un barbiere del capoluogo sono stati sorpresi cinque dipendenti, sui sei presenti intenti a servire clienti, senza alcuna forma contrattuale sottoscritta con il proprio datore di lavoro.

Sono state così segnalate ai competenti uffici violazioni in materia di legislazione sociale per sanzioni amministrative complessive che vanno da un minimo di 1.500 euro a un massimo di 36.000 euro per ogni singolo lavoratore irregolare nonché, nei casi di impiego di manodopera irregolare in misura superiore al 20% del personale complessivamente dipendente, sono state inoltrate alla Direzione Provinciale del Lavoro apposite segnalazioni per l'adozione delle misure di temporanea dell'attività.

Le attività svolte rientrano nell'obiettivo della Guardia di Finanza di tutelare le aziende sane che operano correttamente sul mercato e sono poste in pericolo da chi agisce nell'illegalità e sfrutta la mano d'opera in nero, a cui non viene riconosciuto alcun diritto né lavorativo né previdenziale.

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