Barcellona PG, ennesima aggressione all’interno del carcere Madia: due agenti finiscono in ospedale

OPG Barcellona
Il carcere di Barcellona Pozzo di Gotto

Ennesima aggressione oggi all'interno del carcere Madia di Barcellona Pozzo di Gotto,  la seconda nel giro di poche settimane. Sono  due gli agenti della Penitenziaria che un detenuto di nazionalità nigeriana, già noto per aggressività e ferocia, ha aggredito violentemente con conseguenze gravissime come hanno accertato i medici dell'ospedale Fogliani dove sono stati ricoverati. A denunciare l'accaduto è Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP., che  esprime piena solidarietà e vicinanza agli agenti aggrediti e alle loro famiglie.

“Il nostro sindacato a dimostrazione che avverte realmente il peso della funzione delicatissima a cui assolvono uomini e donne in divisa specie nei reparti con   che hanno seri problemi mentali e in molti casi sono aggressivi contro il personale – afferma Di Giacomo – da molto tempo conduce una campagna perché il problema psichiatrico nel carcere è da sempre sottovalutato e sottodimensionato: gli episodi di autolesioni di detenuti con difficoltà psichiatriche sono circa dieci ogni giorno, quattro sono le aggressioni che quotidianamente i poliziotti penitenziari subiscono da detenuti con problemi psichiatrici e due in media sono i tentativi di suicidio che la polizia penitenziaria riesce ad evitare.

Di fronte a questo orrore quotidiano non ci sono più alibi: la politica è pronta a scattare in occasione dei fatti del carcere campano o di quello toscano che coinvolge il personale penitenziario ma incapace semplicemente di interrogarsi sui motivi dei suicidi. Noi continuiamo a denunciare le responsabilità e a richiedere l'apertura di un tavolo di confronto oltre che con il Ministro Cartabia coinvolgendo il Ministro della Salute Roberto Speranza. Ci aspettiamo inoltre programmi adeguati per formazione ed aggiornamento professionale di uomini e donne in divisa impegnati in carceri problematici come questo siciliano che nelle intenzioni del Governo dovrebbero aiutare a far sì che la pena sia finalizzata al recupero sociale del detenuto come prevede la Costituzione e non sia fine a se stessa. Un obiettivo più che condivisibile e più facile da dire che da realizzare senza strumenti, strutture adeguati e personale specializzato”.

 

Carmelo Amato

Il giornalismo è la sua ragione di vita. Indistruttibile, infaticabile, instancabile, riesce a essere sul posto “prima ancora che il fatto succeda”. Dalla cronaca nera allo sport nulla gli sfugge. È l’incubo degli amministratori comunali, che se lo sognano anche di notte e temono i suoi video e i suoi articoli nei quali denuncia disservizi e inefficienze e dà voce alle esigenze dei suoi concittadini.

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