#Barcellona. Indennità di Giunta, Materia mette i puntini sulle “i”

Il sindaco Materia il giorno del suo insediamento
Il sindaco Materia il giorno del suo insediamento

“Non si tratta di nuove indennità, ovvero di un adeguamento, bensì della sua mera determinazione”. Il sindaco di Barcellona Roberto Materia raccoglie il guanto di sfida lanciato ieri sera in e replica alle accuse di chi gli ha rimproverato di avere deliberato un aumento degli emolumenti dovuti ai componenti l'esecutivo.

Materia ricorda la normativa, che risale al 2001 e che, anche con integrazioni successive, ha determinato le spettanze dei membri di Giunta “sulla base di parametri quali la tipologia di amministrazione, la classe di ente locale, la dimensione demografica dell'ente locale, la condizione lavorativa pregressa degli amministratori (se infatti si tratta di lavoratori dipendenti che non hanno fatto ricorso all'aspettativa l'importo è dimezzato) e la riduzione dovuta a uno sforamento del patto di stabilità”.

Fatti quindi i dovuti distinguo tra chi nell'esecutivo di Longano è un dipendente e chi non lo è, il sindaco chiarisce che “l'indennità risulta del tutto identica (con le differenti situazioni individuali degli amministratori) a quella delle precedenti Giunte, al netto delle riduzioni applicate per lo sforamento del patto di stabilità”.

Nel determinare gli importi dovuti a Materia e ai suoi assessori, l'ufficio competente “ha tenuto conto anche del rispetto del Patto di Stabilità per il 2014, senza le riduzioni dovute per lo sforamento del patto medesimo”.

Riduzioni che hanno invece riguardato le amministrazioni precedenti proprio a causa del mancato rispetto del Patto di Stabilità. “Mai, e ribadisco mai, nessuna disposizione o parola è stata data o detta ad alcuno per ottenere un aumento delle indennità -scrive Materia sulla propria pagina facebook.

La ricostruzione volutamente faziosa, ripresa ovviamente in tempo reale da parte di quella opposizione dichiaratasi più volte responsabile, ferisce nel profondo uomini e donne prima ancora che i rappresentanti pubblici”.

Carmelo Amato

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