Aspettando il Risanamento di Messina. Come si vive nelle baracche di Camaro nel 2013

Baracche Ponte FS 1
Le baracche sotto il ponte FS di Camaro (Foto Dino Sturiale)

“Vivo in una baracca da 37 anni. Siamo in otto e uno dei miei figli ha un tumore. Lo curiamo in casa, ma è impossibile continuare a stare qui, ci sono infiltrazioni, siamo sotto un ponte da cui cadono continuamente calcinacci. Abbiamo ancora i tetti in eternit -racconta Marcella V.”. La sua è una storia simile a migliaia di altre a Messina, dove nel 2013 oltre 3 mila famiglie vivono ancora in baracca.

Gli abitanti delle zone di Camaro Sottomontagna e della zona sotto il ponte delle FS, si sono riuniti due giorni fa per incontrare il consigliere Pippo Capurro, da sempre interessato alla questione del Risanamento. Buone notizie sembrano prospettarsi per poco più di una trentina di famiglie che presto potranno avere una casa.

“Io sono un sanpaoloto verace -racconta Capurro. L'assemblea si è fatta al Comune perché è la casa di tutti i cittadini e quando è stata fatta altrove siamo stati tacciati di fare riunioni carbonare. Siamo stati vigili e continueremo ad esserlo per far sì che si arrivi all'assegnazione di queste nuove case alle famiglie che ne hanno diritto. Per questo è importante prestare la massima attenzione quando si presenterà la documentazione, perché da quello dipende la posizione in graduatoria”.

C'è stanchezza e malcontento tra gli abitanti delle due zone che hanno fatto per anni richiesta di alloggio e che, nell'attesa, hanno vissuto nelle condizioni peggiori.

“Queste sono case che noi abbiamo occupato nel 1976 -spiega Orazio M. Abbiamo dovuto pagare alle una multa di 550 euro perché eravamo accusati di aver edificato abusivamente. In realtà, queste case non le abbiamo costruite noi, ma solo occupate. Adesso forse è la volta buona che le abbandoniamo. L'amministrazione non c'è mai stata, abbiamo pagato tutto di tasca nostra per la sicurezza delle nostre case, per gli espurghi. Per loro siamo solo degli abusivi, ma visto che votiamo,vengono a cercarci solo in momento di elezioni”.

La situazione è più grave nella zona sotto il ponte ferroviario perché le Ferrovie dello Stato non hanno mai provveduto alla manutenzione negli ultimi anni e cadono calcinacci sulle case, che già sono come sono.

“Viviamo in nove persone in una baracca con due stanze, bagno e cucina. Fra l'altro una delle mie figlie, separata, ha appena partorito due gemelli e vivono con me. Nessuno si è mai occupato di noi, è dal 1979 che viviamo così -racconta Santina C.”.

Non molto diverso il racconto di Anna C. “ La mia casa ha il tetto pericolante, infiltrazioni ovunque, ci sono i topi. Ho pure ricevuto la carte dello sgombero ma fino ad oggi non è stato fatto niente. Stiamo ancora lì, dieci persone di cui sei minorenni”. Stesso dicasi per Vittoria C. “ Viviamo 4 persone in una stanza. Con me vive anche mio fratello, che pur non essendo nel mio stato di famiglia, è invalido e non posso lasciarlo solo. Lei non sa da quanto tempo è che desideriamo una casa”.

Adesso non resta che attendere che arrivino le lettere di richiesta di documentazione per poter accedere alla graduatoria. Tante sono le incertezze che preoccupano gli abitanti delle due zone di Camaro. La prima è che le case non vadano a chi ne ha davvero diritto.

Tra i banchi consiliari dove si tiene l'assemblea degli abitanti, non si fa che ripetere che negli anni passati alcune case sono state inspiegabilmente assegnate a famiglie che non avrebbero potuto accedere agli alloggi. Nessuna prova fino ad oggi, anche perché su questo argomento inquirenti e amministrazione comunale hanno sempre preferito glissare, ma tant'è.

La seconda preoccupazione è l'equiparazione dello stato storico-anagrafico. Infatti, per l'ufficio Risanamento del Comune, si può avere accesso alle graduatorie qualora il nucleo viva nelle baracche prima del 31 dicembre 1995.

“In parole povere, non ha importanza aver occupato una delle casette nel 1975 o nel 1995, i vent'anni di scarto non contano ai fini della graduatoria, perché tutti sono equiparati -lamenta Antonio N. “Io vivo a Camaro sottoponte dal 1982 e ho lo stesso diritto di chi è arrivato anche dieci anni dopo. Mia moglie ha un glaucoma, uno dei miei 5 figli sta soffrendo moltissimo l'umidità della casa e sta sempre male. Ma questo non basta per loro”.

“Ho fatto almeno sette richieste di alloggio dal '95 ad oggi- spiega Roberto. Nessuno è mai venuto ad aiutarci. Solo Pippo Capurro ha sempre seguito il problema. Grazie a lui abbiamo risolto il problema della fognatura. Avevamo infiltrazioni della fogna dalla vasca da bagno. Siamo in cinque persone a vivere sotto il ponte ed è pericoloso perché cadono pietre sui tetti”.

Le speranze sono alte perché le costruzioni sono già ben avviate. Ma non ci sarà spazio per tutti. “Il problema del Risanamento non è finito, ma ormai non c'è più un soldo -conclude Agatino Bonarrigo, ex presidente di Quartiere. L'ultima opera è lo sbaraccamento di Camaro Sottomontagna, dopodiché non ci sarà modo di trovare altri fondi. L'unica soluzione è il project financing, dando in mano ai privati il compito di risanare le aree degradate”.

Quando nel 1990 partì la campagna per il Risanamento, furono censite 3.300 baracche. In 23 anni solo 300 famiglie (e quelle di Camaro Sottomontagna, del sottoponte FS e del Rione Taormina saranno le ultime a lasciarle) sono riuscite ad ottenere case decenti. In baracca ne restano 3 mila, ottimo serbatoio di voti da non svuotare mai. Il risultato è un fallimento. Della Regione, della città, di tutti.

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Francesca Duca

Ventinovenne, aspirante giornalista, docente, speaker radiofonica. Dopo una breve parentesi a Chicago, torna a preferire le acque blu dello Stretto a quelle del lago Michigan. In redazione si è aggiudicata il titolo di "Nostra signora degli ultimi" per interviste e approfondimenti su tematiche sociali che riguardano anziani, immigrati, diritti civili e dell'infanzia.Ultimamente si è cimentata in analisi politiche sulle vicende che animano i corridoi di Palazzo Zanca.

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