Aperto il processo per la morte del professor Guglielmo, sei i medici del Piemonte rinviati a giudizio

MESSINA. Rinviata all'11 ottobre prossimo l'udienza del procedimento aperto dalla Sezione Penale del Tribunale di Messina per fare luce sulla morte del professor Giovanni Guglielmo, deceduto il 24 novembre 2013 al Policlinico, dove era stato trasferito d'urgenza dall'ospedale Piemonte. Dopo la denuncia della famiglia, assistita dagli avvocati Alberto Gullino e Igor Germanà, su richiesta del pubblico ministero Federica Rende sono sei i medici rinviati a giudizio nel gennaio 2017. Si tratta di Giacomo Lo Presti (di turno al nosocomio di quando la notte del 23 novembre il professor Guglielmo, noto e stimato docente della facoltà di Farmacia, fu ricoverato d'urgenza), Annamaria Mangano, Adriana Maria Merrino, Gaetano Cannavà, Letterio Pavia e Maria Rosa Buttafarro.

Giovanni Guglielmo Sicilians
Il professor Giovanni Guglielmo

Tutti imputati del reato previsto dall'articolo 589 del Codice Penale perché, come ha sostenuto nella richiesta di rinvio il PM Rende, “Lo Presti Giacomo in qualità di chirurgo di turno in servizio la notte del 23 novembre, Mangano Anna Maria in qualità di medico di turno la mattina del 23 novembre, Merrino Adriana e Cannavà Gaetano in qualità di medici di turno nel pomeriggio del 23 novembre, Pavia Letterio in qualità di medico di turno la notte del 23 novembre e Buttafarro Maria Rosa in qualità di medico di turno il 24 novembre, a fronte di una storia anamnestica del paziente di aneurisma aortico trattato con endoprotesi e di una sintomatologia clinica che evidenziava nel Guglielmo, paziente già sottoposto nel 2011 ad un intervento chirurgico per “aneurisma dell'aorta toracica”, una logica complicanza del predetto intervento” avrebbero omesso di “procedere agli accertamenti strumentali necessari a diagnosticare la predetta complicanza e di eseguire tempestivamente il necessario intervento chirurgico di riparazione endovascolare di aneurisma dell'aorta toracica rotto, intervento eseguito poi d'urgenza con un ritardo di circa 41 ore dall'insorgenza dei primi sintomi del paziente”.

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