Angelino Alfano, tra promesse, assenze e vuoti di memoria

Angelino Alfano

Nonostante lo sforzo, encomiabile, dell'organizzazione, per il PDL di Messina sembrano lontani i tempi d'oro. Nessuna folla oceanica ad accogliere il lider maximo al Palacultura ieri sera. Solo gruppi di notabili (quadri intermedi, si sarebbe detto una volta) che le solerti hostess hanno invitato più volte ad accomodarsi all'interno dell'auditorium prima di lasciar iniziare la kermesse.

I posti a sedere a rischio di rimaner vuoti (800 in tutto tra platea e galleria) sono stati riempiti con un paio di pullman provenienti dalla provincia. Non c'era nemmeno lui, il Cavaliere, del resto, abituato a ben altri bagni di folla. A beccarsi gli applausi degli ammiratori irriducibili e i fischi dei ragazzi del Teatro Pinelli appena sfrattati, c'era Angelino Alfano. L'uomo del futuro, così lo ha presentato il presidente della Provincia Nanni Ricevuto, che ha condotto l'incontro. Un futuro rimandato a data da destinarsi dal desiderio di Silvio Berlusconi di tornare a correre per la Presidenza del Consiglio in occasione delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio prossimi.

Si stava comunque stretti nel grande salone del palazzo di viale Boccetta ieri sera. I sindaci di Patti e Sant'Agata di Militello, presenti con numerosi concittadini, come molti altri dell'organizzazione PDL hanno lavorato bene ed assicurato all'ex ministro di Grazia e un uditorio tutto sommato non deludente.

Nemmeno Alfano, dal canto suo, ha deluso le aspettative dei fans ed ha regalato alla platea un intervento tutto rivolto a galvanizzare un partito in evidente difficoltà e in calo di consensi. “Messina è la prima tappa del mio tour nel Mezzogiorno” ha sottolineato, ammettendo un buon ritardo nello sviluppo della campagna elettorale, ormai a solo due settimane da un voto considerato dai più decisivo.

Le ammissioni del segretario nazionale del Popolo delle Libertà però, si sono fermate qui. Il primo applauso lo ha scippato annunziando che i sondaggi riservati darebbero il partito del Cavaliere “ad un punto, un punto e mezzo dal successo”. Gli altri, poco convinti in verità, sono arrivati quando Angelino Alfano ha rivendicato con orgoglio “i grandi successi” del governo di cui ha fatto parte. A partire dal “carcere duro per i mafiosi” e dalle “catture di importanti boss” avvenute durante la sua presenza al ministero di via Arenula.

“Abbiamo completato grandi infrastrutture come la Palermo-Messina nonostante la crisi -ha incalzato l'ex ministro, dimenticando l'asfalto che saltava dopo poche settimane, le gallerie al buio ed il fatto che al momento dell'inaugurazione la maggior parte del nuovo tratto era percorribile su un'unica corsia- e grandi riforme di cui gli italiani terranno un buon ricordo”.

Buio in sala annaspando nella memoria fino a quando non si è capito che il riferimento era  alla -obiettivo sulle grandi opere, alla riforma di scuola e università (e ai suoi massicci tagli) firmata da Maria Stella Gelmini, all'abolizione del servizio di leva, all'”aumento delle pensioni minime” , all'abolizione dell'ICI.

La crisi economica, con le sue drammatiche conseguenze, è rimasta ai margini del ragionamento del segretario del PDL, insieme a quell'altra paroletta, spread, che per lui sembra “venuta da Marte “ un bel giorno a turbare i sonni degli italiani, altrimenti felici. Sono rimasti fuori dal suo intervento anche i problemi quotidiani dei messinesi, esattamente come alcuni big locali del partito, come Mimmo Nania e Peppino Buzzanca, che al Palacultura non si sono visti proprio.

La responsabilità del logoramento della lunga azione di governo di Berlusconi, del resto, Angelino Alfano l'ha attribuita  quasi tutta a Gianfranco Fini, il “traditore” (letteralmente) che nel fatidico autunno del 2010 avrebbe “indebolito l'ampio mandato a governare che il nostro partito aveva ricevuto dal popolo nel 2008” causando, a dire dell'ex ministro, “quel costante logoramento” che ha poi condotto alla caduta dell'esecutivo Berlusconi e all'arrivo del governo Monti. Un governo di cui Alfano ha parlato come se negli ultimi dodici mesi il PDL fosse stato all'opposizione.

I ragazzi del Pinelli fuori dal PalaCultura

“Il governo delle tasse e della subalternità alle banche”, che avrebbe imposto agli italiani “sacrifici dietro i quali ci sarebbero gli interessi di Francia  e Germania”, che sarebbero alla base delle scelte dell'Unione Europea.

Per il segretario del PDL, del resto, se le cose vanno male è sempre colpa di qualcun altro. Prevalentemente della sinistra, definita “padrona dei media” e che “con la faccia contrita  e deprimente trasforma ogni bugia in verità mediante la ripetizione di semplici slogan”.

Contro tutto questo, le ricette di Angelino Alfano sono quelle di sempre. Meno tasse per tutti, restituzione dell'Imu, cancellazione per 5 anni dell'imposizione fiscale alle imprese per ogni nuovo assunto (i famosi tre  milioni di posti in più promessi da Berlusconi) e poi la riduzione del numero dei parlamentari, l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, l'IVA pagata solo dopo l'incasso delle fatture, la compensazione di debiti e crediti fra stato e imprese.

Cose che non si è trovato il tempo di fare in un decennio e passa di governo e che saranno affidate all'immancabile prossima vittoria. L'ottimismo, si sa, è il sale della vita. Anche per Angelino Alfano. Che ha concluso il proprio intervento lanciando uno slogan indimenticabile: “Ognuno di voi adotti tre indecisi a distanza e vinceremo”. Chapeau.

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