9 dicembre 11.21 La DIA sequestra 37 milioni di euro all’imprenditore Francesco Scirocco

Il 5 dicembre scorso il Tribunale di Messina – prima Sezione Penale – in accoglimento di una precedente proposta del Direttore della Direzione Investigativa Antimafia e del Procuratore della Repubblica di Messinaha disposto la confisca dei beni, per un valore stimato di 37 milioni di euro, a carico dell'imprenditore Francesco Scirocco, sospettato di contiguità con esponenti di spicco di gruppi mafiosi operanti nella fascia tirrenica-nebroidea della provincia di Messina. A carico del medesimo, è stata altresì disposta, in considerazione dell'attuale pericolosità sociale, la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di 4 anni.

Il provvedimento del Tribunale peloritano prende le mosse da un'articolata attività di investigazione patrimoniale, portata avanti dalla D.I.A. di Messina in sinergia con la locale Direzione Distrettuale Antimafia, sotto il coordinamento del Procuratore Capo, Dr. Guido LO FORTE, che già nel gennaio e maggio di quest'anno aveva condotto al sequestro dell'ingente patrimonio nella disponibilità dell'imprenditore.

Dalle attività investigative condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia, a carico di Scirocco era emerso un grave quadro di pericolosità sociale derivante dal sospetto della sua appartenenza ad associazioni mafiose, quali la “famiglia Bontempo Scavo” di e dei “Barcellonesi”, ma anche dal suo coinvolgimento giudiziario in un paio di tentati omicidi ai danni di altrettanti avvocati, dalle sue frequentazioni con soggetti pregiudicati e da altre manifestazioni oggettivamente contrastanti con la sicurezza pubblica.

Successivamente, nel mese di maggio 2011, l'analisi, da parte della D.I.A. di Messina, di interessante documentazione acquisita durante l'esecuzione del primo sequestro, nonché il rinvenimento, all'interno di una scrivania in uso al medesimo imprenditore ed alla sua segretaria, di alcuni timbri di società, avevano condotto alla riconducibilità di ulteriori società facenti capo a SCIROCCO Francesco, nonostante le relative quote societarie fossero formalmente intestate a soggetti terzi.

Nell'odierna valutazione, il Collegio giudicante, oltre che sulle considerazioni già a suo tempo espresse, si è ampiamente soffermato, per un verso, sui significativi elementi sopravvenuti rispetto al decreto di sequestro, consistenti nella sottoposizione dello SCIROCCO a due  distinte ordinanze di custodia cautelare in eseguite il 24 giugno 2011 (c.d. operazione “GHOTA” e “POZZO 2”), in qualità di co-indagato per aver fatto parte del sodalizio mafioso dei barcellonesi. Nel corso del procedimento decisionale che ha condotto alla confisca dell'ingente patrimonio (fatta eccezione di 2 società intestate a terzi per le quali è stato disposto il dissequestro), il Tribunale di Messina, rigettando la tesi difensiva dei consulenti di SCIROCCO Francesco, ha pienamente condiviso l'impostazione e le relative conclusioni circa la sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio nella sua disponibilità.

Complessivamente, la confisca ha riguardato le quote sociali (e relativo compendio aziendale) di 12 società, 2 appartamenti, numerose autovetture di grossa cilindrata (quali Lamborghini Gallardo, Audi A8 4.2 V8, Jaguar e Bmw, nonché un'imbarcazione da diporto della lunghezza mt.12), polizze assicurative e disponibilità bancarie per un valore di mercato stimabile in 37 milioni di euro.

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